AREA TEMATICA: TERRORISMO
Premessa
Molti di voi si chiederanno quale correlazione ci possa essere tra la Fondazione Carlo Perini ed il periodo del Terrorismo che ha imperversato nel nostro Paese a partire dalla fine degli anni Sessanta. È un legame stretto purtroppo che affonda le sue radici già dagli anni Settanta.
Il quartiere di Quarto Oggiaro fu scelto come campo di battaglia per la predicazione e l'applicazione della guerriglia urbana da parte delle frange più arrabbiate della contestazione giovanile, al fine di trovare un collegamento fra proletari e sottoproletari della periferia milanese. La sede del Centro sociale di via Val Trompia, ove da circa un decennio operava il Circolo Culturale Carlo Perini, fu occupata e divenne il luogo d'incontro e di scontro dei vari collettivi giovanili, che scandivano slogan inneggianti a Mao e a Che Guevara e organizzavano azione di guerriglia urbana e tutte le lotte per le occupazioni abusive delle case popolari in Milano. Ogni volta che la polizia li sloggiavano, la sede di via Val Trompia diventava il loro rifugio e il loro bivacco.
Erano gli anni degli opposti estremismi, gli anni di piombo, iniziati con la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Anche i gruppi neofascisti imperversavano e assoldavano squadre di picchiatori e si radunavano in gruppi ideologici sovversivi bene organizzati. Ben noti i giovani neofascisti del gruppo lombardo "La Fenice" e quelli veneti della "Rosa dei Venti". I primi furono anche quelli che, con squadre di picchiatori assoldati da tutta la Regione Lombardia (Varese, Bergamo, Brescia, Pavia… Sesto San Giovanni, Monza, Milano), assalirono i partecipanti al dibattito antifascista promosso dal Circolo Perini. Era la sera del 21 giugno del 1971! Fioccarono biglie d'acciaio, furono scagliati sassi con le fionde, piovvero bottiglie molotov e candelotti incendiari, furono sparati colpi d'arma da fuoco che ferirono alla tempia, per fortuna in modo non grave, uno dei partecipanti al dibattito. La sede fu completamente devastata dai circa 80 picchiatori che infransero tutte le vetrate, rovesciarono e saccheggiarono, all'esterno, le macchine dei loro avversari politici presenti alla conferenza e, arroccati nell'interno del Centro Sociale di via Val Trompia a Quarto Oggiaro, nascondendosi sotto i tavoli o dietro le colonne per non essere colpiti.
Durante quegli anni di paura il circolo culturale Carlo Perini proseguì tuttavia a programmare le sue iniziative per affermare i valori di libertà, di democrazia, di dibattito civile e democratico.
Il pubblico, sia pure intimidito da episodi verbali e talvolta anche fisici, seguitava coraggiosamente a partecipare alle manifestazioni del Perini grazie ai grandi personaggi del mondo politico e culturale, che facevano a gara per parlare ai cittadini della periferia milanese.
Ci furono anche tristi serate di dibattito in cui giovani provocatori dei gruppuscoli extraparlamentari, fiancheggiatori dei terroristi, presero il sopravvento. La prevaricazione culminò con l'interruzione di alcune conferenze, a seguito di arroganti minacce all'incolumità fisica dei partecipanti.
Il Presidente Antonio Iosa aveva persino messo in cantiere una potenziale aggressione da parte di qualche tossicodipendente. Venne, al contrario, l'attentato delle brigate rosse.
Il 1 aprile del 1980 fu, invece, protagonista della ben nota e triste vicenda mentre assisteva ad una conferenza, tenuta dall'on. Nadir Tedeschi, nella sezione periferica della DC, in via Mottarone a Milano.
Un gruppo di quattro "brigatisti rossi", appartenenti alla colonna Walter Alasia, imbavagliati e incappucciati, fecero irruzione con le pistole in pugno. Dopo avere insultato e minacciati i presenti, fu prescelto con altri tre amici per il "rito della gambizzazione".
Fu quella un'azione di rappresaglia contro l'uccisione di quattro terroristi, da parte della polizia, in via Fracchia a Genova.
Il Presidente Antonio Iosa fu, inoltre, accusato che, attraverso le iniziative culturali svolte dal Circolo culturale Carlo Perini, "faceva cultura per il sistema politico dominante, ingannando i proletari e i sottoproletari di Quarto Oggiaro".
Proprio lui, figlio di contadini, che aveva fondato il Circolo Culturale Carlo Perini per portare la cultura nelle periferie e diffonderla alle classi sociali più deboli.
Da allora il terrorismo è entrato nel DNA del Circolo Perini e il sangue versato dal suo storico Presidente Antonio Iosa è diventato linfa vitale per riprendere le attività culturali con ancor più impegno e passione di prima e con uno scopo in più: quello di non dimenticare quegli anni ed in particolare le vittime del terrorismo e dello stragismo causati dell’eversione tra gli opposti estremismi.