9 – Sanità e mafia
Edilizia, caporalato e legalità nelle imprese e nelle grandi opere
No al lavoro nero che, produce schiavi!
Dopo accurate indagini della Dia il Tribunale di Milano ha comminato dure condanne giudiziarie contro gli affari delle mafie nel settore edilizio e in particolare contro l’onnipotente ‘Ndrangheta.
Sono stati pubblicati numerosi volumi d’inchiesta da parte di esperti e scrittori che hanno documentato la consistente presenza di famiglie mafiose che inquinano da decenni l’economia lombarda e l’elenco dei beni confiscati alle mafie dimostrano come la città metropolitana sia diventata ormai l’epicentro del radicamento mafioso sul territorio.
Quello ch’è emerso dalle inchieste giudiziarie sul prima e dopo il lavoro di “Expo 2015” confermano quanto sia perverso e radicato l’intreccio mafia – affari – politica. Negli appalti pubblici e nella gestione dei servizi, si vive spesso in un caos strumentale, per camuffare attività illegali privi di trasparenza che favoriscono radicamenti mafiosi.
La dignità del mondo del lavoro è inquinata da nuove forme di caporalato e di sfruttamento.
Persone che vivono nei quartieri periferici, per sfuggire alla disoccupazione, accettano, spesso, lavori “in nero” sottopagati o per ottenere un posto di lavoro devono pagare il pizzo a qualche caporale non del Sud, ma del Nord.
Lo sfruttamento della manodopera è una piaga molto estesa. Basti pensare al “precariato e al settore edilizio” e tale situazione mortifica la dignità umana.
Non esistono rilevazioni su tale fenomeno, molto diffuso e poco documentato dai Sindacati che, a Nord, tutelano i diritti dei soli occupati e non di chi cerca lavoro o viene sfruttato.
Il settore del precariato mal retribuito costituisce la cartina di tornasole per l’occupazione dei giovani senza lavoro fisso.
L’affievolimento del diritto al lavoro sia per gli italiani, sia per la manodopera degli stranieri crea una forma di grande ingiustizia, che accentua la ribellione.
Il caporalato assume a Nord aspetti nuovi e diversi per la ricerca del lavoro, nelle forme di sfruttamento sia nel lavoro nero e sia nelle prestazioni professionali occasionali o a progetto.
Se è vero che il lavoro nobilita e riscatta la famiglia dalla povertà, perché in una Repubblica fondata sul lavoro, oggi abbiamo tanti disoccupati?
Nel 2016 è arrivato il caporalato “digitale” ed è scoppiato il bubbone sulle imprese edilizie che non rispettano le norme, come denunziato dal Presidente dell’Ance.
È accertato che Milano è inoltre la capitale del caporalato tecnologico nel reclutamento dei lavoratori in nero del precariato.
I luoghi di reclutamento, prima dell’EXPO 2015, si trovavano a Milano nei piazzali Maciachini, Loreto, Corvetto e Lotto, dove i muratori per andare a lavorare in nero accettavano un salario misero da dividere col caporale, per un lavoro faticoso e pericoloso sui ponteggi.
Oggi la manodopera sottocosto viene chiamata online dal caporalato con messaggi su WhatsApp e Siti Internet. Straparliamo sugli infami caporali pugliesi, campani e calabresi che schiavizzano la manodopera degli extracomunitari nei campi agricoli del Sud Italia.
Qui siamo nel capoluogo lombardo, la città più ricca e progredita d’Italia, ed ha messo radice anche la mala pianta del caporalato, che schiavizza gli operai milanesi in concorrenza con la manodopera disperata dei paesi europei più poveri.
È il caporalato messaggistico, che non ha più bisogno di caporali nelle piazze da parte di criminali sfruttatori del lavoro altrui. Succede spesso che su Internet compare la ricerca di muratori, cercandoli nei Paesi dell’Est (Romania, Slovacchia, Bulgaria) che vengono sottopagati quando entrano a lavorare nei cantieri, accompagnati da i caporali.
Si può e si deve indagare su questa rete che produce effetti sull’occupazione per individuare interessi illeciti, chi non fa controlli nei cantieri, che sa e non si muove per un’edilizia legale.
Per fortuna lo Stop al caporalato contro lo sfruttamento del lavoro agricolo nel Sud d’Italia è stato dato con una recente legge approvato dalla Camera dei Deputati. L’intermediazione agricola illegale coinvolge circa 500 mila lavoratori, soprattutto, stranieri. La fattispecie del reato prevede non solo multe e pene aggravate se i lavoratori sono minori tenuti in schiavitù.
Questa legge è stata possibile anche grazie all’impegno alla lotta anticaporalato per i diritti civili svolta dalla protesta degli immigrati con i primi scioperi dei braccianti neri, trattati da schiavi nella raccolta dei pomodori e delle angurie in Puglia.
Ora si spera che il delitto d’intermediazione contro la schiavitù di nuove forme di caporalato possa estendersi ad altri settori dell’economia del Nord Italia con la revoca dei finanziamenti pubblici alle imprese che violano le leggi e le garanzie sindacali.
Il lavoro nero edile con l’assunzione di manodopera negli appalti e subappalti, non è sempre in regola, così pure le prestazioni professionali occasionali o a termine.
I procacciatori di lavoro nero sono i nuovi caporali di operai irregolari, ricattati e sfruttati.