MILANO 2020: i mali della città e il diritto di sognare la rigenerazione delle periferie
Milano ha una qualità della vita di prima in classifica in Italia, a cominciare dal suo sistema d’impresa e dalle università, dalle sue infrastrutture al turismo, dalla sua cultura alla internazionalizzazione, ma ha anche enormi problemi di rigenerazione urbana da risolvere con progetti mirati nei quartieri della periferia milanese.
La rinascita della città appartiene al futuro per coltivare sogni e riempirlo di contenuti riqualificanti.
Esiste una grande contraddizione con Milano a due facce della manifestazione del crimine.
In centro e nel Quadrilatero della moda la delinquenza è presente senza spargimenti di sangue e con furti dorati che vengono risarciti dalle assicurazioni. Nelle periferie gli abitanti convivono con la criminalità organizzata costituita da delinquenti danarosi che non abitano in zone signorili, ma vivono in mezzo alla gente semplice e onesta per confondersi con essa in estrema periferia e per continuare ad uccidere con atti spietati e con azioni di una illegalità diffusa.
Si parla di riqualificazione delle periferie e si promettono investimenti. Si è fatto molto contro il degrado e per un miglior decoro urbano. Molto si sta facendo per migliorare la nostra città con leggi che prevedono il recupero delle aree dismesse in un’ottica di gentrificazione stimolata dai nuovi strumenti urbanistici regionali e locali.
Non mancano tuttavia in alcune zone gruppi della criminalità comune ed organizzata che occupano spazi pubblici: piazze, giardinetti, strade e alcuni luoghi malfamati sparsi sul territorio (bar, ristoranti, locali di divertimento); o aree dove spicca un degrado urbano: dalle buche delle strade, allo stato di abbandono di alcuni parchi e giardinetti, del patrimonio di edilizia pubblica fatiscente per i cumuli d’immondizie che si trovano tra le case, nei portoni, mentre muri e saracinesche sono imbrattate da graffiti e scritte, gli arredi urbani vandalizzati, i cassonetti straboccanti d’immondizia, negozi chiusi. Alcuni quartieri sono completamente isolati e privi di centri aggregativi, sociali e culturali fino a diventare delle sorte di ghetti.
In questo panorama di paesaggio urbano in netto miglioramento rispetto agli anni addietro, ma ancora deteriorato in diversi luoghi della città, si sviluppano le gang giovanili, la violenza e l’aggressività, le famiglie malavitose delle mafie, le forme di vecchie e nuove povertà ed emarginazione.
Gli abitanti chiedono, a gran voce, un urgente e forte impegno istituzionale di sicurezza e interventi minori che non richiedono milioni di euro per bonificare i quartieri e per far sentire tranquilli i residenti nelle loro case. Oggi la gente, in alcune zone del decentramento urbano, vive, con paura, un coprifuoco notturno.
La Madonnina, veglia sulla metropoli, allungherà la sua protezione sino alle estreme periferie?
La rigenerazione parte dal superamento del concetto equazione periferie-degrado dei suoi quartieri fatti di mattoni, ove s’innervano esistenze di persone che convivono col disagio, l’insicurezza, l’intolleranza e le vecchie e nuove forme di povertà e di emarginazione.
Si ha, quindi, bisogno dei sogni e interventi concreti per restituire la dignità ai quartieri e immaginare il futuro accompagnato dalla riscoperta delle identità storiche e delle tradizioni locali, che affratellano chi è nato e chi viene da fuori, chi ha un lavoro e chi non lo ha, chi è dotto e chi è rimasto ignorante, chi vive nella indifferenza e chi contrasta l’illegalità diffusa per ripristinare il rispetto delle regole e chi cerca momenti di aggregazione sociale.
Alle soglie del 2020 la sfida per il risanamento delle periferie urbane si è fatta concreta con progetti e finanziamenti. Dall’attuazione del “Piano Quartieri” si giudicherà la capacità amministrativa dell’attuale Giunta Comunale, perché l’opulenza della città non è per tutti e una larga fetta di popolazione vive problemi di vecchie e nuove forme di povertà ed emarginazione.
La classifica lusinghiera sulla qualità della vita a Milano non deve far perdere di vista i problemi della città destinata ad essere policentrica nelle sue sfide di metropoli in trasformazione. Non più soltanto il centro e le aree pregiate storiche o recenti, ma saranno le aree private o libere dei quartieri i veri protagonisti ai quali restituire la vivibilità con una convergenza d’interessi tra amministrazione pubblica e mercato privato.
Bisogna tenere i piedi per terra per essere credibili nella soluzione dei tanti problemi aperti, che interessano da vicino la quotidianità di vita dei cittadini in una città multicentrica, che chiede nuovi poli di sviluppo urbano in ogni quartiere con il decentramento delle eccellenze culturali. commerciali e tecnologici.
In periferia deve nascere un nuovo modello di sviluppo sostenibile con distretti da disegnare e seguire, con le nuove costruzioni, col verde e la rivoluzione delle piste ciclabili, con servizi urbani e sociali efficienti e con una concezione diversa della mobilità.
Ora è giunto il tempo di non dimenticare gli ultimi e d’investire qualche risorsa in più per garantire la sicurezza e contrastare l’illegalità diffusa nei “Quartieri di Milano”.
Dai grandi investimenti del “Piano Periferia” si aspettano i nuovi poli di decentramento urbanistico per riqualificare i quartieri con impianti sportivi, centri di aggregazione variegati, attività di socializzazione culturale con cinema, teatro, biblioteche e miglioramenti della rete stradale e con il potenziamento del servizio di vigilanza delle forze dell’ordine per contrastare l’illegalità diffusa e garantire decoro, pulizia e sicurezza nel contrasto a tutte le mafie.
Da un po’ di tempo si fa una esagerata esaltazione di una pozione di città gentrificata e si va “fuori le righe” nel descrivere i fasti della città metropolitana, che concorre a diventare una delle città più attraenti d’Europa.
Si ricorda che i “Quartieri di Milano” sono pezzi della cultura di vita della nostra Milano e non luoghi distruttivi privi di speranza e perciò dobbiamo valorizzare il bello in periferia. Bisogna fare rivivere i quartieri non solo col recupero della memoria storica, ma anche con la cultura e l’arte per portare l’istruzione e il bello nei luoghi e nei territori a lungo trascurati.
Qui hanno avuto origine i borghi medioevali della città dai quali gli attuali quartieri sono nati e che oggi, più o meno rimaneggiati e trasformati nei secoli, sognano di riqualificarsi contro il degrado con una grande progettazione urbanistica culturale del territorio.
Occorre, però, prevedere progetti di recupero del paesaggio storico cittadino esistente e poco conosciuto: borghi, sobborghi, frazioni, cascine, case coloniche, chiese costruiti magari con mattoni ed argilla, ma che se ben restaurati continueranno a sfidare i secoli.
Concordo quindi con Roberto Schena, autore del pregevole libro “Borghi”, per sognare una mappa di quanto rimane dei 70 luoghi storici tuttora sparsi fra campi, cascine, canali, rogge, modesti monumenti e nuclei storici sparsi che hanno dato nome e vita all’espansione dei borghi antichi e che ora necessitano d’una visione di turismo naturale e storico alle nostre periferie.
La bellezza non è soltanto nei palazzi o musei del centro e nei nuovi grattacieli, ma anche nelle case di ringhiera e nei quartieri ove la vita degli abitanti si nutre anche di cultura, musica, arte, storia e turismo.
Occorre aprire orizzonti nuovi e intraprendere il cammino della speranza per un processo di rigenerazione e di cambiamento, dando spazio ai sogni e alle attese dei nostri quartieri.
La legalità è un bene comune di tutti e non va strumentalizzata per scopi politici, perché promuove l’inclusione sociale e l’integrazione degli abitanti, che trasformano i non luoghi della periferia in luoghi di civiltà e di aggregazione socio-culturale, contrastando dal basso la presenza della criminalità comune ed organizzata.
Il piano di governo del territorio (PGT) è lo strumento più importante di pianificazione urbanistica e il “Piano Quartieri” non è una semplice “ossessione verbale” di astratti progetti di rigenerazione urbana, ma si traduce, soprattutto, in trasferimento di soldi dal centro ai Municipi decentrati, con azioni concrete di equità con una “giustizia urbanistica riparativa” da parte dei quartieri più gentrificati, rispetto a quelli in maggiore difficoltà.
In tale direzione si costruiscono rapporti di collaborazione tra centro e periferie con segnali forti da parte di aree che producono maggiore ricchezza, destinate a favorire quelle più disagiate.
L’emendamento sugli oneri di urbanizzazione rappresenta una prima certificazione per l’adozione del PGT non solo per i grandi progetti, ma anche per interventi minori per incentivare cultura e aggregazione giovanile, circoli per anziani, startup e impianti sportivi di quartiere,
Dal 2019 è stato aperto il dibattito per raccogliere le osservazioni ed il documento è stato approvato e definitivamente adottato, entro la fine estate da parte del Consiglio Comunale per cominciare ad essere attuato dall’autunno di quest’anno con interventi nei primi 12 nodi: Lampugnano, Molino Dorino, Stephenson, Comasina, Bovisa, Garibaldi, Centrale, Cascina Gobba, San Donato, Rogoredo, Famagosta, Bisceglie.
Il PGT individua altre 6 aree prioritarie da rigenerare: San Siro, la Goccia della Bovisa, Piazza D’Armi, Ronchetto sul Naviglio, Porto di Mare e Rubattino. In tali località continuano ad insediarsi le grandi funzioni urbane: ospedali, impianti sportive, sedi amministrative e luoghi d’interesse nazionale e internazionale per rendere città le periferie.
Nel 2030 sono previsti ulteriori 20 interventi di rigenerazione urbana con 20 nuove aree verdi, tra le quali sette sono da ricavare dal recupero degli scali ferroviari e l’ampliamento del Parco metropolitano a sud della città.
Sono privilegiati progetti mirati di rigenerazione urbana per l’edilizia residenziale convenzionata e quella di residenze universitarie, i cambi di destinazione d’uso delle aree industriali, lo studio e la conoscenza del territorio: vie, piazze, nuclei abitativi e storia di ogni rione.
Ecco perché non mi risparmio la fatica di girare personalmente quartiere per quartiere e strada per strada per scoprire i problemi e anche la bellezza delle singole comunità.
È possibile che Milano si trovi al centro della sfida politica sulla città: da un lato chi esalta la scalata della classifica della vivibilità d’una Milano solo per ricchi e dall’altro chi afferma che tale realtà non può essere riservata a persone che hanno un attico in centro, ma deve interessare anche chi abita a Quarto Oggiaro, Rogoredo, Baggio, San Siro, Giambellino, Barona, Corvetto, Ortica, viale Padova, Comasina, Bruzzano.
Qualcuno sostiene che la presenza di quartieri “ghetti e condomini in degrado”, con scuole malconce e povertà endemiche, sono utili per evitare che la marginalità si riversa in altri luoghi e che pare evidente l’utilità di nuclei abitativi in rioni “ad hoc” accessibili per famiglie di disoccupati, sfrattati, migranti ed emarginati.
Con tale concezione simile alla legge della giungla non si capisce il ruolo primario di riqualificazione della periferia, che presenta troppe differenze tra quartieri pregiati, non sempre posti al centro e quartieri degradati più esterni, privi d’interventi di riqualificazione urbana per eliminare il divario in tutti i quartieri più disagiati. Le grandi questioni urbane sulle quali intervenire sono: case, legalità, sicurezza, aggregazione sociale e culturale, trasporti e lavoro. Quest’ultimo è il punto di svolta in un nuovo progetto di sistema per il riscatto sociale e la liberazione dalle frustrazioni e dalla povertà. Un lavoro che non sia contratto micidiale di sfruttamento, di condizioni vessatorie, di trattamenti e paghe umilianti.
Rimane, tuttora, incomprensibile perché nel 2019 i giardini di Citylife e dell’area dei Grattacieli di Porta Nuova siano ben curati e quelli dei quartieri periferici siano spelacchiati e squallidi perché nessuno li cura per mancanza di eguale attenzione.
Milano deve essere governata da tutti politici, forze sociali, culturali, imprenditoriali e singoli cittadini chiamati a costruire insieme un progetto collettivo di sviluppo e risanamento per tutti i quartieri difficili e disagiati.
La risposta è semplice: Milano, come città europea, è capace di aggregare col suo pragmatismo ambrosiano creando un modello di sviluppo a livello nazionale ed europeo. Basta dare ad ogni quartiere un simbolo eccellente di appartenenza alla storia, al presente e al futuro di Milano.