4 – La schiavitù della prostituzione femminile e maschile
Mafia –corruzione politica – affari “Questione nazionale”
La mafia punta a spendere e investire soldi di tanta inspiegabile ricchezza, che quasi sempre arriva da pratiche estorsive, dai profitti dell’usura, dai traffici illeciti. I soldi lavati e riciclati, soprattutto quelli provenienti dai narcotraffici diventano aziende, imprese edili, ristoranti, alberghi, cliniche private, centri benessere e palestre sportive.
Sono proprio le regioni del Nord a minimizzare la capacità di penetrazione della mafia nell’andamento dell’economia nazionale e questo comportamento ha favorito il radicamento delle mafie che, tramite i suoi boss, hanno capito di rinunciare alla violenza omicida, cioè niente sangue e vendette, per nascondersi dietro la circolazione del denaro la loro capacità di corruzione e di controllo pesante sull’economia e la politica.
I gruppi criminali sono composti da circa 50 affiliati ‘ndranghetisti dei quali 8 operano nella provincia di Milano, 4 in quella di Como, 6 in quella di Monza, 2 in quella a Pavia e 1 a Lecco
La Regione Lombardia è pervasa dalla presenza dei clan mafiosi negli appalti dell’edilizia per garantirsi il controllo dei posti di lavoro e nelle attività commerciali. Tale realtà è documentata da continue, allarmanti e vaste inchieste giudiziarie, che fanno emergere la gravità della penetrazione mafiosa in Lombardia e nei settori diversi dell’economia milanese, che si intreccia a connivenze tra affari – politica – istituzioni.
Lo confermano le preoccupanti e recenti indagini della Magistratura Distrettuale Antimafia con la condanna di migliaia di esponenti delle cosche alle quali vengono confiscati cospicui beni e immobili per centinaia di milioni.
A Milano nel 2016 i reati denunciati in regione per estorsione sono stati 1353, mentre quelli di usura 46 e i reati per incendi dolosi 602 in lieve calo, ma la Lombardia è seconda solo alla Puglia per tale reato. Le aziende confiscate nel capoluogo sono state 242, mentre in altre tre province Monza sono state 30 e Brescia con 24 e Varese con 11. Lo studio della Confcommercio conferma che la Lombardia è la quinta in graduatoria per aziende confiscate,
A Milano di mafia si parla poco per strada e nei salotti borghesi, anche perché la ‘ndrangheta con le sue enormi ricchezze è in grado di comperare tutto e prima di fare profitti cerca il consenso sociale
Le rilevazioni e le indagini conoscitive quotidiane sulla Lombardia e su Milano attestano la vastità dei radicamenti mafiosi e qui la siamo di fronte ad una semplice penetrazione ma ad una gigantesca mafia economica, che radicata sul territorio, come una malattia oncologica che pervade le istituzioni, le aziende lombarde, il mercato.
Dove comanda il boss non esiste sviluppo e lavoro e per giustificare la ricchezza utilizza avvocati, commercialisti, funzionari di banca.
Il nostro percorso è una scelta cosciente e permanente che continua a lungo per fare crescere la teologia della legalità e della non violenza nell’impegno antimafioso.
La Regione Lombardia, nel giugno 2015, si è data una legge per bloccare la penetrazione malavitosa e ciò certifica l’esistenza delle mafie radicate in terra lombarda.
Non basta una legge, un’ordinanza, un codice etico a bloccare la mafia e a garantirne l’onestà delle imprese e delle istituzioni pubbliche. Chiunque arriva nel formicaio di Milano impara presto a conoscere i quartieri da cui tenersi alla larga, come se fossero dei lebbrosari da evitare.
Le varie famiglie mafiose si sono sviluppate e sono largamente presenti nei quartieri della periferia urbana e nei comuni della cintura dell’hinterland, dove hanno trovato il brodo naturale di vasta manovalanza per esercitare l’illegalità.
La criminalità delle mafie italiane si è irrobustita con piccoli gruppi provenienti dai Paesi dell’est e composti della stessa etnia, dediti ad attività predatorie come quella: dei bulgari, esperti nella clonazione delle carte di credito; dei serbi che, gestiscono l’intera filiera del traffico di armi; dei georgiani incensurati, esperti di furti negli appartamenti; degli albanesi, “veri lupi solitari e sicari” che girano l’Italia e l’Europa, incaricati di compiere omicidi e bravi a far perdere le proprie tracce prima di colpire l’obiettivo, ammazzandolo con arma da fuoco.
Seguono i nutriti gruppi criminali marocchini, egiziani, tunisini, brasiliani e di altre nazionalità.
Regna poi sovrana la mafia russa, che organizza il lavoro e coordina le pedine da far muovere sul territorio milanese e lombardo.
Da questa analisi risulta che, al di là dei nostri criminali, che perseverano imperterriti nei loro loschi traffici, la criminalità straniera tende ad espandersi sul territorio della città di Milano, trovando un vasto ed allettante mercato di malavita e molta manovalanza per combinare alleanze, incontri di vertici e distribuire cellule mafiose nei nostri quartieri. Aumenta così la prostituzione, la produzione di documenti falsi, l’estorsione, l’usura, lo sfruttamento del lavoro minorile, lo spaccio di stupefacenti e amfetamine nei laboratori cinesi.
Persino le feste di quartiere e nei Comuni dell’hinterland si sono infiltrati clan di famiglie mafiose, specialmente ‘ndranghetiste, che hanno il ferreo controllo del territorio e una strategia precisa di fare esporre solo la manovalanza straniera fatta di pusher magrebini e balordi italiani, per meglio affermare il loro potere, trovare protezioni e consenso senza attirare l’attenzione, delle forze dell’ordine, l’indignazione degli abitanti e gli allarmi dei politici.
In tal modo le potenti cosche calabresi gestiscono il comando e, soprattutto, gli affari del traffico di droga e spaccio nei quartieri e nei comuni nella città metropolitana da molti anni prima che ci fosse l’invasione dei “barbari stranieri.
La politica offre un quadro pessimistico e disperante sulla capacità di contrastare la mafia, tanto Dna non prestare molta attenzione al fenomeno mafioso e corruttivo, come se fossero settori di competenza solo dell’Anac, della Dna o di qualche associazione come Libera.
Tutti i governi del Paese hanno proseguito allegramente nella politica dei condoni che sono la zavorra economica e favoriscono sempre i professionisti dell’evasione interna ed estera sia degli imprenditori non collusi, sia dei mafiosi che sanno come e dove orientare i loro loschi guadagni, senza pagare le tasse e come camuffarsi nei settori produttivi.
Molto peggiore è il comportamento della politica rispetto alla corruzione che coinvolge corrotti e corruttori che non rispettano le regole e spesso le considerano un impedimento di lacci e laccioli e per questo si garantiscono sempre l’impunità.