3 – Povertà e devianza minorile
La schiavitù della prostituzione femminile e maschile (viados) diurna e notturna
Questo problema di schiave ed emancipate è diffuso nelle nostre periferie e costituisce un fenomeno preoccupante, come fonte anche di schiavitù sessuale e di sfruttamento, che arricchisce trafficanti senza scrupoli. La mappa della prostituzione a Milano pullula non solo di bordelli clandestini, ma quando le luci si spengono appaiono le lucciole per le strade che girano a piedi, in macchina, in treno e in determinati angoli più o meno bui della città.
Il radicamento sul territorio della prostituzione è confermato dai dati della Questura sul racket esistente, caratterizzato da una tratta di ragazze, spesso anche minorenni da sfruttare, provenienti sia dai paesi dell’est europeo, sia dai paesi africani e asiatici.
Proprio agli inizi di novembre è stata scoperta una ulteriore tratta di nigeriane sfruttate, soggette a violenze e ridotte in schiavitù. La polizia è intervenuta per arrestare gli autori di reato, ma il fenomeno è troppo vasto per essere estirpato e proliferano gli sfruttatori della prostituzione.
Protettori, incalliti di cattiveria disumana, compiono pestaggi e accoltellamenti verso queste sfortunate prostitute, che riempiono le strade di urla, schiamazzi, volgarità, sporcizia.
Il giro della tratta di schiave si manifesta nelle discoteche, nei nightclub, nelle sale “hard” dei quartieri e dei confinanti Comuni Segrate, Vimodrone e Cologno Monzese in tanti spazi verdi isolati dei parchi cittadini e persino in diversi alberghi, bar o ristoranti locali.
La Squadra Mobile della Questura effettua, durante la notte, controlli a tappeto nelle strade e nei luoghi ove prolifera la prostituzione. Le operazioni di retate portano all’arresto e alla denuncia di molte “lucciole e trans” per violazione al foglio di via obbligatorio.
È difficile fare il censimento delle migliaia di donne d’origine albanese, rumena, bulgara, nigeriana e di altre nazionalità, che rinfoltiscono il bosco delle prostitute italiane.
Gli abitanti hanno un senso di fastidio, che crea incertezza e chiedono lo spostamento del mercimonio in zone speciali a luci rosse, fuori dai quartieri abitati.
Nel frattempo, reclamano dalle Forze dell’Ordine almeno un pattugliamento più intenso del territorio, con l’installazione di telecamere di sorveglianza e con l’applicazione di contravvenzioni anche ai clienti, che frequentano le lucciole di strada.
Sconcerta il carosello di macchine con automobilisti, che eseguono manovre pericolose e non esitano ad incasinare il traffico e a fare schiamazzi, che turbano la quiete pubblica.
La Squadra mobile ha recentemente stroncato, parzialmente, il traffico delle schiave dai “santuari” nigeriani, rumeni – albanesi e cinesi in mano ad organizzazioni criminali e ha arrestati alcuni responsabili.
A Milano esiste una presenza folta di criminali transnazionali, che gestiscono direttamente il traffico della prostituzione e che, dietro pagamento, concedono in uso le “piazzole”, i marciapiedi e i posizionamenti sulle strade statali, ove le donne esercitano la prostituzione.
Le vittime, spesso minorenni con e con la promessa di lavoro onesto, sono costrette a prostituirsi.
La criminalità cinese prospera sulla fioritura dei locali di massaggi.
La criminalità balcanica vede più strutturata quella albanese in combutta con i rumeni.
La criminalità nigeriana traffica donne che, prima di raggiungere l’Italia e di essere immesse sul marciapiede, sono state sottoposte in patria a riti “voodoo”, fatti dallo sciamano.
Queste schiave, giunte a Milano, sono soggette a pressioni psicologiche per sottometterle, ridurle in schiavitù, terrorizzarle e costringerle a risarcire ai criminali da 35 mila a 70 mila euro per le spese di viaggio e a sobbarcarsi alle spese di accoglienza e di mantenimento nell’area metropolitana milanese, ove esercitano la loro professione.
Non meno triste è l’affitto di appartamenti in nero per gestire le case della prostituzione per viados e straniere. Il racket affitto di seconde e terze case da parte di proprietari di appartamenti italiani, che sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Chi possiede più immobili concede in affitto gli alloggi a prostitute e loro sfruttatori con inevitabile andirivieni di clienti e, a volte, litigi e risse. Qui si trovano immigrati clandestini, viados brasiliani, donne nigeriane, ragazze albanesi agganciate a bande malavitose.
Non meno triste è la guerra tra loro per occupare pochi metri di marciapiedi e pagare il pizzo per chi si rifiuta sono botte e coltellate. È il regno del racket degli sfruttatori immigrati clandestini, che si dichiarano proprietari di pezzi di marciapiedi ed esigono il pizzo sull’attività.
Ben vengano quindi i blitz della polizia che sequestrano gli appartamenti e liberano gli inquilini onesti sotto scacco delle minacce e delle promesse di vendette da parte dei capi.
Capita, spesso, che la prostituzione si eserciti in alberghetti due a ree stelle o più stelle. Le prostitute adescano i clienti in strada e poi, anziché in macchina, propongono di consumare sesso, più comodamente in una stanza.
Un ultimo luogo ove si esercita la prostituzione sono i Centri benessere di massaggi. In Milano ne esistono oltre 1200, uno per ogni 1.300 abitanti e un terzo dei centri estetici sono in mano a proprietari cinesi e thailandesi.
Che cosa pensate che facciano le graziose ragazze che qui fanno il servizio di massaggiatrici?
La prostituzione è un fenomeno sociale e non solo di sicurezza e, quindi sui volti delle donne possiamo leggere storie di fatiche, frustrazioni, solitudini, povertà, sfruttamento.
Il 63% delle prostitute proviene dai Paesi dell’est, in maggioranza albanesi e rumene, il 29% dai Paesi africani, in prevalenza nigeriane. Vi sono poi “Trans sudamericani, italiani e africani”. La zona più battuta di Milano è viale Fulvio Testi e il quartiere Barona.
Per contrastare lo sfruttamento della prostituzione sono sorte associazioni che hanno formato “ il Tavolo metropolitano” con centri di aiuto, come il “Servizio Disagio Donne, Cabiria, Avenida della Caritas Ambrosiana che gestiscono unità mobili di assistenza, la fondazione padri somaschi, Ala Milano Onlus, Naga, Lule Onlus…
L’ultima emergenza è la prostituzione minorile via chat – video – incontri. Molte ragazzine “prostitute” per piccole utilità, come emerge dai dati della Commissione Politiche sociali.
Si tratta di giovani donne straniere fra i 13 e 15 anni che girano video e postano foto sui loro smartphone e telecamere e da tali contatti nascono episodi di violenza “social network”.