MEMORIA IDENTITARIA STORICA
“Campagna, invero, in elevata pianura e cinta da ogni parte da fonti, non di quelle però simili al nostro Sorga d’oltralpe, e tuttavia soavemente intersecantesi e fluenti, sì che appena si può intendere donde provengano e dove sien dirette; tanto scorrono insieme e si dividono e di nuovo tornano con gioconde curve, sì che diresti trattarsi di cori di ninfe e cantilene di vergini”.
…così Francesco Petrarca, in una lettera del 1358 al suo amico Guido Sette, arcivescovo di Genova, descrisse il territorio milanese dell’epoca!
La “Nuova frontiera della cultura milanese” promossa dalla Fondazione Carlo Perini, si è concretizzata con anni di studi e ricerche nati dalla contrapposizione ad una mentalità che considera la cultura come parassitaria, non promotrice di “memoria identitaria” e non protagonista di sviluppo economico con tagli di finanziamenti soprattutto alle piccole realtà culturali.
Le ricerche storiche condotte dalla Fondazione Carlo Perini impegnano tutti noi a lottare per tutelare, restaurare, valorizzare i beni culturali, artistici, monumentali e ambientali.
Tutto ciò presuppone la conoscenza del territorio, che non può essere affidata ad esperti, che si trovano a distanza stellare dalla realtà quotidiana degli abitanti dei quartieri di Milano,
ma devono essere espressione del legame che li unisce al proprio territorio, per far conoscere e valorizzare il “patrimonio dei beni artistici, monumentali e culturali” presenti oltre le mura e le porte storiche, negli oltre cento quartieri della città.
Abbiamo condotti studi e ricerche e abbiamo individuato percorsi e itinerari, anche ecologici, attraverso i quali è possibile individuare e riconoscere numerose testimonianze di beni nascosti e da valorizzare, per fare rivivere la “memoria identitaria” dei quartieri, per riscoprirne la storia e la tradizione, per dare coesione sociale, identità ed orgoglio di appartenere alle comunità locali.
Nella periferia dell’area metropolitana della città sono centinaia gli edifici, i luoghi della cultura, gli ambienti ecologici che rappresentano “la memoria collettiva”.
Non è possibile, in questa sede, elencarli tutti, ma ne citiamo qualche esempio:
per i borghi o i nuclei residenziali storici (Greco Milanese, Niguarda, Affori, Bruzzano; Dergano, Bovisa, Bovisasca, Villapizzone, Vialba, Certosa, Trenno, Baggio, Lorenteggio…);
per le ville (Corio, Clerici, Mirabello, Trotti, Hanau, Litta Modignani, Scheibler, Radice Fossati, Simonetta…);
per le cascine (Villa Taverna a Dergano, Cassina Anna, dei Prati, Albana, Torchiera, Merlata, Boldinasco, Linterno…);
per le corti agricole (Curt di Matt e Curt Nueva a Niguarda, Curt dei Maghitt e del Becc ad Affori, Curt del Prestineee e del Ferree a Villapizzone…);
per le chiese (da San Martino in Niguarda, a Santa Giustina ad Affori, da San Mamete alla Bovisasca all’Oratorio di S. Spirito alla Ghisolfa, dalla Cappella degli appestati in via Moneta alla chiesa di Villapizzone, dalla chiesa di S. Giovanni in Trenno alla chiesa di S. Anselmo a Baggio…);
per le piazze, i monumenti, i parchi c’è solo l’imbarazzo della scelta.
I cittadini dei quartieri di Milano rivendicano da decenni progetti e modelli di recupero non solo della “memoria storica”, ma anche di una nuova concezione estetica per la “bellezza urbana” dei quartieri.
Una città policentrica ed europea deve realizzare nelle periferie urbane progetti di eccellenze culturali con il decentramento di musei, teatri, sale musicali e cinematografiche, luoghi d’aggregazione per giovani e adulti. Questa progettualità culturale alta è indispensabile per una riqualificazione urbana dei quartieri di Milano, cioè rendere centro anche la periferia milanese.
Si tratta di conoscere e valorizzare questo ricco patrimonio artistico e culturale esistente, anche se la dissennata politica urbanistica e residenziale degli anni addietro ha cancellato ogni traccia di memoria nel vortico processo di cambiamento e di trasformazione della città.
I grandi progetti di trasformazione urbana sulle aree dimesse cancellano ogni elemento preesistente e si calano sul territorio come fossero su di un paesaggio lunare, sì da annientare l’archeologia industriale, che pur ha rappresentato, per oltre un secolo, la civiltà industriale e del lavoro in Italia.
Prima che anche questi elementi, appartenenti alla nostra “memoria collettiva”, perdano definitivamente la propria identità e il proprio valore, i circoli, le associazioni e i comitati della società civile milanese si sono impegnati in una azione volta al loro recupero, attraverso nuove forme di fruizione al servizio collettivo… a partire dalla consapevolezza della loro esistenza.